Viaggio a Cuba: consigli su cosa fare a Cienfuegos, Trinidad e Santa Clara

Dopo la prima parte del mio viaggio a Cuba dedicata alle info generali e L’Avana, ecco il secondo articolo incentrato su Cienfuegos, Trinidad e Santa Clara.

Viaggio a Cuba: arrivo a Cienfuegos

Il 15 aprile abbiamo lasciato L’Avana per Cienfuegos, mettendoci 5 ore di pullman: in realtà la distanza tra le due città non è così lunga, ma 1) le strade sono dissestate – altro che le buche di Roma! – 2) ci siamo fermati 45 minuti per pranzare in un ristorante deciso dall’autista… e indovinate chi è stata male dopo averci mangiato?

Dunque il nostro arrivo a Cienfuegos non è stato dei migliori, ecco. Tuttavia nella sfortuna sono stata fortunata: alloggiavamo infatti in una delle casas particulares migliori del viaggio, gestita da Alberto e suo suocero, due persone di una gentilezza e una disponibilità unica. Complice quest’atmosfera ovattata, ho dormito 15 ore sfinita dalla stanchezza e il giorno dopo sono tornata come nuova, pronta a esplorare Cienfuegos!

Solo che diluviava.

Per fortuna dopo un’oretta ha smesso, anche se il cielo è rimasto coperto da nuvoloni scuri e minacciosi: eppure vi dirò, meglio così, perché abbiamo deciso di visitare il Cimitero La Reina, famoso per le sue sculture neogotiche niente male (nuovamente critica d’arte presso me stessa, lo so). E senza quel cielo plumbeo non avrei scattato foto dall’aspetto così appropriatamente drammatico:

Dopo abbiamo visitato il centro di Cienfuegos, anch’esso patrimonio Unesco come quello dell’Avana ma decisamente più raccolto. I principali siti d’interesse si trovano infatti intorno alla piazza principale Jose Martì, dove sorgono il Teatro Tomas Terry, la Catedral de la Purisima Concepcion, la Casa de la Cultura Benjamin Duarte (un palazzo neoclassico con terrazza panoramica) e infine l’Arco di Trionfo: questo perché Cienfuegos è l’unica città cubana a essere stata fondata dai francesi invece che dagli spagnoli (infatti presenta anche uno stile molto coloniale ed elegante, tanto da valerle il soprannome di “Perla del Sud”). Non c’è molto altro da fare nella cittadina, tuttavia i suoi palazzi neoclassici e in generale la sua atmosfera rilassata me l’hanno fatta apprezzare parecchio.

Nel pomeriggio siamo andati sul Paseo del Prado, la via principale di Cienfuegos che si tramuta in seguito nel Malecòn (il lungomare). Proseguendo sempre dritti per circa 2 km si arriva alla Punta Gorda, zona in cui si trovano delle casette bellissime (avrei voluto trasferirmi in tutte) e ville art noveau come il Palacio Azùl, o ancora l’arabeggiante Palacio de Valle (non disdegno neanche queste due come possibili dimore, vi dirò). Noi ci siamo accontentati perlomeno di visitare quest’ultima villa (l’entrata è gratis) e prendere un mojito sulla terrazza.

Dopo siamo andati sull’estremità della Punta Gorda per ammirare il tramonto con in mano un bicchiere di rum e questo pensiero in testa: “E chi c’ammazza?”. Una degna conclusione per il nostro ultimo giorno a Cienfuegos.

Dove mangiare a Cienfuegos

Los Complacientes

Se volete spendere poco, mangiare tanto e bene in un’atmosfera conviviale, allora Los Complacientes fa per voi. I prezzi e i piatti sono esposti in una tabella all’ingresso, ma già buttare un’occhiata dentro e vedere che il ristorante è frequentato solo da locali dovrebbe essere una garanzia.

Paladar Aché

In questo locale si mangia essenzialmente carne di diversi tipi e cotta in vari modi. Io ho preso una bistecca di maiale con aglio e cipolla giusto per avere un alito sopraffino, mentre il mio ragazzo ha preso una sorta di porchetta. Entrambi i piatti erano decisamente buoni e la carne particolarmente morbida, i prezzi a portata di mano, ma il motivo per cui ricordo con affetto il ristorante è soprattutto questo:

Volevo una piña colada nell’ananas già da prima di partire per Cuba: era l’obiettivo primario della vacanza. Quello secondario era di farmi una foto in riva al mare mentre bevevo da una noce di cocco. Ci sarò riuscita? Continuate a leggere per scoprirlo…

Cascate del Nicho + Trinidad

La mattina dopo un tassista ci ha portati da Cienfuegos fino alle Cascate del Nicho (distanza: un’ora e un quarto circa), le quali si trovano all’interno del parco naturale Topes de Collantes (nome che mi provoca parecchia ilarità, in quanto mi fa pensare a topi che indossano dei collant). Abbiamo avuto un paio d’ore a disposizione per goderci le cascate prima di ripartire alla volta di Trinidad, accompagnati sempre dallo stesso autista. L’ingresso al parco costa 5 CUC a testa, davvero niente se considerate la bellezza del posto.

Finita la gita siamo arrivati a Trinidad in un’ora e un quarto. Per spiegarvela in due parole, vi dirò che è la Burano cubana. Solo che non è un’isoletta e non ha i canali. Ma ha le case colorate, direi che è abbastanza per compararle. Sto per dire qualcosa di lezioso ma veritiero al riguardo, stile travel blogger tutta frizzi e lazzi: la cosa migliore da fare a Trinidad è perdersi tra le viuzze del centro, girovagando senza meta.

Come a Cienfuegos, infatti, anche il centro di Trinidad è patrimonio Unesco e si gira in un’oretta circa: le tappe imperdibili sono l’Iglesia Santissima Trinidad, Palacio Brunet e Plaza Mayor, sede di una scalinata ricoperta di fiori stile Piazza di Spagna (oggi vado forte con i paragoni Italia – Cuba). Qui troverete anche La Casa della Musica, uno spazio all’aperto dove ascoltare – chi l’avrebbe mai detto – musica, ballare e bere. Dalle 21,00 c’è il biglietto d’ingresso di 1 CUC.

La mattina seguente abbiamo scalato una montagna. Ok, era al massimo un montarozzo, solo che la scalata è sembrata quella di una montagna, data la fatica dovuta al caldo micidiale. La vista mozzafiato che si godeva dalla cima (e una bottiglia d’acqua tracannata sgraziatamente) hanno ripagato lo sforzo. Nel pomeriggio abbiamo visitato la Valle de los Ingenios (patrimonio Unesco): trattasi di una valle verde che un tempo costituiva il fulcro dell’attività agricola cubana.

Per arrivare si può prendere l’antico treno a vapore che impiega circa 1h da Trinidad – 10 cuc a testa – o spendere 15 cuc andandoci con un taxi, come abbiamo fatto noi. Anche se parlare di taxi non è propriamente corretto, in quanto il nostro mitico autista Piña (sì, proprio come la piña colada! Non potevo non volergli bene) ci ha scarrozzati in giro con una jeep della seconda guerra mondiale mezza russa e mezza coreana.

Con questo peculiare mezzo di trasporto abbiamo fatto tappa prima a due antiche tenute coloniali (la più nota e turistica si chiama Manaca-Iznaca) dove un tempo gli schiavi lavoravano alle piantagioni di canne da zucchero, poi abbiamo fatto una visita guidata a un ex-zuccherificio a metà strada tra una costruzione steampunk e un parco giochi. Ah, e abbiamo assaggiato il succo di canna da zucchero: la bevanda della vita. Dolce ma dissetante al tempo stesso, non so come sia possibile ma so che vorrei scorte infinite di questo succo anche in Italia.

La gita si è conclusa a un mirador, dove insieme a una birra fresca ci siamo goduti il panorama sulla Valle e lo shooting zarrissimo di una ragazza per la sua Quinceañera, ossia la festa dei 15 anni che nei paesi latino-americani è molto sentita.

Il giorno dopo è stato il più difficile della vacanza, se non della mia vita. La mia prima volta a cavallo: non è facile affrontarla sotto il sole cocente, senza crema solare (l’avevamo finita proprio quella mattina e non c’è stato il tempo di ricomprarla. Ho “rimediato” mettendo il fondotinta sulle braccia; nessuno può dirmi che non posseggo spirito d’inventiva), col cavallo che su quelle strade dissestate si metteva a trottare come un pazzo incurante dei miei comandi decisi e fermi (“che minchia faiiii”), causandomi non pochi dolori al deretano nonché lo scherno di tutta la compagnia. Ma, complici un pit-stop a una cascata e uno per il pranzo, alla fine posso dichiarare di essermi persino divertita durante questa benedetta via crucis escursione. Anche se dalla foto qui sotto non si direbbe.

Dove mangiare a Trinidad

El Ranchon

Semplicemente IL locale dove mangiare a Trinidad. L’ho trovato su TripAdvisor e per le 3 sere in cui siamo rimasti in città abbiamo sempre cenato lì. Del resto, perché scegliere un altro ristorante quando dal Ranchon puoi mangiare un’aragosta deliziosa a 10 cuc (circa 8 €) e bere i mojitos preparati con la ricetta segreta di José, ovvero il cuoco-proprietario del locale che ci ha fatti sentire come a casa? Ve lo consiglio davvero caldamente. Ha anche delle camere molto pulite e accoglienti, nel caso cercaste un posto dove soggiornare a Trinidad.

San Francisco

Una volta a pranzo abbiamo tradito El Ranchon per quest’altro ristorante: del resto faceva la ropa vieja, e IO AMO LA ROPA VIEJA. Buona quella al manzo, ma quella all’agnello mi ha rubato il corazòn. Ottimo anche il gazpacho. L’unica nota negativa erano i discutibili piatti di pasta presenti sul menù, che colpo al cuore per un italiano very.

Arrivo a Santa Clara, la città della rivoluzione

Tre ore di Viazul da Trinidad e siamo arrivati a Santa Clara, nota per essere la città della rivoluzione e del Che. Presente come vi ho detto che Cienfuegos e Trinidad si girano in pochissimo? Ecco, Santa Clara si vede in meno tempo ancora. Davvero, in 3 ore ve la siete sbrigata. Mausoleo di Che Guevara più museo dedicatogli? 10 minuti. Anche perché ci vuole coraggio a chiamarlo museo, si tratta di uno stanzone con alcuni oggetti usati dal Che. L’ingresso è gratis ma per entrarci dovete lasciare zaini e borse al guardaroba che comunque si paga.

Dopo siamo stati al Monumento al Treno Blindato (la visita costa 2 cuc a testa se non sbaglio), il quale commemora l’assalto dei rivoluzionari del Che contro un treno che trasportava i soldati di Batista. Una passeggiata al Boulevard del centro per vedere il Parque Vidal, il Palacio Provincial e il Teatro La Caridad e voilà, Santa Clara is over.

Avendo perciò parecchio tempo libero ne abbiamo approfittato per comprare i sigari da riportare come souvenir, acquistandoli a La Veguita, negozio della fabbrica di tabacco Constantino Perez. Troverete marche famose come Montecristo oppure Romeo e Giulietta, ma dato che si reperiscono anche in Italia abbiamo optato per i sigari Quintero. La Veguita vende anche rum, miscele di caffè e miele.

Dove mangiare a Santa Clara

Cafe-Museo Revolucion

Non è solo un locale hipster come ne puoi trovare al rione Monti a Roma, è anche l’unico cafe-museo di Cuba! Al suo interno contiene infatti una miriade di reperti riguardanti la Rivoluzione cubana e ovviamente Che Guevara. È l’ideale per uno spuntino veloce, una merenda o un drink dopo cena.

Beny y Roberto

Oltre a essere un ottimo ristorante, Beny y Roberto corrisponde anche alla casa particular in cui abbiamo alloggiato a Santa Clara. Ariosa, luminosa e pulita, la casa ospita anche un cortile interno adorabile, così come lo sono i proprietari. Noi abbiamo deciso di approfittare della colazione e della cena (il prezzo non è incluso nella camera ma risulta comunque basso), non rimanendo affatto delusi: per cena abbiamo preso un agnello stufato e una “res picada”, un piatto composto da carne macinata, peperoni, pomodori, aglio e spezie. Ah, più un daiquiri fenomenale!

Cayo Santa Maria

Prima di ripartire per L’Avana da dove avremmo preso l’aereo di ritorno per Roma, abbiamo trascorso due giorni al resort Starfish a Cayo Santa Maria. Volevamo farci due giorni di solo mare, e l’agenzia di viaggi ci aveva consigliato come zona più comoda per noi quella di Cayo Santa Maria.

Cercando su Booking il resort meno peggio sembrava questo Starfish, il quale in effetti si è rivelato mediocre come ci aspettavamo. Direte voi: e allora perché andarci? Innanzitutto i resort sono dozzinali e gestiti male in tutta Cuba, seconda cosa avevamo pensato – a ragione – che dopo 10 giorni di sali e scendi dai pullman, escursioni e quant’altro saremmo stati parecchio stanchi, tanto da apprezzare la totale nullafacenza tipica dei resort.

Solo che il cibo al buffet era alquanto terribile (intrugli intrugliosi affogati in salse salsose; inoltre i “piatti” erano spaventosamente simili tra loro sia a colazione che a pranzo e cena), i cocktail erano zuccherosi e annacquati, infine le camere delle casas particulares in cui siamo stati erano molto più pulite di quella dell’hotel (che si proclamava a 5 stelle, tra l’altro).

Il tutto condito da turisti chiassosi che veleggiavano nella sala ristorante con piatti piramidali composti da fajitas di pollo, bacon, insalate di pasta e “pecorino italiano” – anche a colazione, sì -, con in sottofondo i camerieri che rompevano i bicchieri ogni tre per due. Se David Foster Wallace avesse alloggiato allo Starfish ci avrebbe ambientato il seguito di Una cosa divertente che non farò mai più. Nonostante ciò siamo riusciti a riposarci, ho ottenuto un’abbronzatura favolosa, ho fatto la stereotipatissima foto con la noce di cocco in mano, e infine abbiamo preso l’esperienza come una sorta di indagine sociologica, quindi chissene dei lati negativi. Però se andate a Cuba e volete trascorrere dei giorni di mare, vi consiglierei semplicemente di prendere una casa particular in una bella zona evitando questo genere di hotel.

In conclusione descriverei Cuba come bellissima anche se un po’ faticosa; comunque sia voglio decisamente ritornarci per visitare altre zone (ma non altri resort). Spero che i post che ho scritto vi possano essere utili in caso decidiate anche voi di visitarla!