No, non si tratta del sequel di Due giorni a Parigi con Julie Delpy, ma del resoconto di tre giorni a Vienna trascorsi con la mia amica Erika

Io ed Erika ad agosto ci siamo dette: “Ci sarà una mostra curata da Wes Anderson al Kunsthistorisches museum* di Vienna, andiamo!” (*è una licenza poetica, non siamo assolutamente in grado di pronunciare il nome del museo). Salvo scoprire in seguito che la medesima mostra arriverà anche a Milano nel 2019. E che sì, Wes Anderson e la sua compagna Juman Malouf hanno spulciato le segrete del museo selezionandone le opere più bizzarre, ma che appunto si tratta di una simpatica selezione e nulla più.

Ma figuriamoci se io ed Erika ci siamo fatte scoraggiare: del resto Vienna è vivace e ricca di attrazioni. Solo che ora è il momento di fare un passo indietro, dato che la sede ce lo permette, non come nella vita vera quando hai prenotato i biglietti per una mostra poco entusiasmante al Kunsthistorisches museum ma lo scopri troppo tardi e ormai non puoi più farci niente.

-Piccola premessa: questa per me ed Erika è stata la seconda visita a Vienna e quindi avevamo già visto molte delle attrazioni classiche… perciò non agitatevi se non trovate riferimenti al Prater o a Schönbrunn-.

Tre giorni a Vienna: arrivo in città e mercatini di Natale

Siamo arrivate la sera del 9 dicembre, dopo un viaggio turbolento che ci ha fatto passare la voglia di cibo tipico e grasso solo per un breve lasso di tempo. Se volete raggiungere il centro di Vienna dall’aeroporto Schwechat non fatevi persuadere dai perturbanti cartelli verdi della linea Cat, i quali vi promettono di raggiungere la città in soli 15 minuti.

Il costo di un biglietto è infatti di 12 €, mentre con la linea S7 pagate solo 2,30€, ci mettete 25 minuti e vi deposita alla stazione della metro Wien Mitte o Praterstern (da cui partono più linee). La S7 parte dall’aeroporto ogni 30 minuti ed è puntuale in maniera inquietante.

Dopo aver lasciato i bagagli nel nostro alloggio Airbnb vicino al Municipio (Rathaus), aver lodato l’efficienza dei mezzi di trasporto viennesi e maledetto il freddo pungente da brave italiane doc, siamo uscite seguendo il richiamo suadente di alcuni alberi illuminati che indicavano il cammino verso il Nirvana: i mercatini di Natale di Rathausplatz. Era la prima volta che vedevo autentici mercatini natalizi del nord, quindi ero un po’ esagitata. Volevo fare tutte le cose più turistiche, e le ho fatte, eccome se le ho fatte.

Ho trangugiato la zuppa di gulash nel pane e la sacher, bevuto il punch (che buono santo cielo), fatto eccessive foto sfocate alle luminarie. Tip per il punch: la bevanda in sé costa 3€, ma siccome ve lo danno in una tazza di latta molto carina e natalizia vi faranno pagare inizialmente 7€ per il deposito della suddetta tazza, che poi potete tenere o riportare indietro chiedendo i 4€ di differenza. Mio dio che spiegazione particolareggiata per un’inezia.

Giorno 2 – musei e giro per il centro di Vienna

La mattina del secondo giorno ci siamo svegliate di buon’ora e siamo andate da Aida, dove Erika ha preso una torta coi semi di papavero molto buona e un cappuccino meno buono ma bevibile. Troverete svariate pasticcerie Aida sparse in giro per la città, sono un po’ turistiche ma per una merenda veloce e piuttosto appagante vanno bene.

Dopo ci siamo dirette verso il MuseumsQuartier, da dove stavamo noi si trattava di 20 minuti scarsi a piedi, ma c’è anche l’omonima fermata della metro. Nel bel mezzo del percorso ci siamo imbattute in Xocolat, un negozio che vendeva cioccolatini sfusi dall’aspetto molto appetitoso, nonché tavolette di cioccolata avvolte in un packaging dall’aspetto accattivante: illustrazioni di gattini adornavano infatti la pregiata confezione. Ottimo per prendere dei souvenir da portare a casa.

Arrivate al Kunsthistorisches museum per la mostra di Anderson-Malouf abbiamo saltato la fila perché già in possesso di biglietti presi su Internet (15€ prezzo pieno – non c’era sovrapprezzo per la prevendita) che comprendevano anche l’ingresso in tutte le altre ale del museo, tranne quella che ospitava la retrospettiva su Bruegel, non so dirvi se si trattasse del Giovane o del Vecchio (per visitarla bisogna pagare 5€ in più).

A parte il tiepido entusiasmo sulla mostra curata da Anderson e la Malouf (che durerà fino al prossimo 28 aprile), devo dire che è valsa la pena visitare la struttura del museo, davvero maestoso e fotogenico. Inoltre possiede un bellissimo e concentrico cafè che visto dall’alto ricorda la sede di una loggia massonica.

Davanti al museo c’erano altri mercatini di Natale dove poter mangiare, ma noi ci siamo incontrate con un amico di Erika che prima ci ha mostrato la casa più piccola di Vienna (all’angolo tra Burggasse e Breitegasse) e dopo ci ha portate nel tempio della wiener schnitzel, alias la cotoletta viennese: trattasi di Schnitzelwirt, un’alcova confortevole riparata da sguardi indiscreti e dal gelo cittadino, in cui dopo un po’ di fila verrete ricompensati da una cotoletta di maiale che se accompagnata dalla salsa di ribes e le patate con burro e aceto è la morte sua. Anzi, è la vostra, data la quantità di grasso e colesterolo che dopo circolerà allegramente nel vostro corpo.

I prezzi sono più che onesti (poco più di 7€ per una porzione che comprende 2 cotolette. Io vi consiglio di prenderne una in due). Tip per il conto… in tutti i sensi. La tip ai camerieri viennesi, infatti, non è obbligatoria ma caldamente raccomandata. Funziona così: arriva il cameriere che vi proclama il conto, es.: “Sono 10 euro, danke!”.

Voi dovete guardarlo dritto negli occhi, come se voleste scrutare gli anfratti della sua anima, per poi ribattere decisi: “No, sono 11!”. Come si fa nei souk, insomma, ma giocando al rialzo e non al ribasso. La cosa più importante è che assumiate un’aria di sfida, nonostante siate voi a rimetterci. Io ritengo di essermela cavata egregiamente.

Dopo il lauto pranzo abbiamo visitato il Mumok, museo d’arte moderna situato sempre nel MuseumsQuartier, il cui biglietto è 12€ (8, se siete studenti al di sotto dei 27 anni). Che dire. Probabilmente siamo capitate nel periodo sbagliato, perché le installazioni presenti non hanno smosso granché il nostro cuore forse un po’ arido d’arte. Però la retrospettiva fotografica dedicata alla storia recente austriaca era valida, così come lo shop del museo, pieno di oggettistica dal design nordico e molto hip.

Ci siamo consolate con un giro in centro e una merenda da Gerstner, davanti al teatro dell’Opera. Anche qui un po’ di fila, ma scorre veloce e ne vale la pena: si mangiano dolci tipici viennesi in un’atmosfera ovattata ed elegante (e alla metà dell’Hotel Sacher: una fetta dell’omonimo dolce viene poco più di 4€ invece che 8).

La sera invece abbiamo preso un taxi al convenientissimo prezzo di 5€ a persona per raggiungere il Das Loft Bar & Lounge, situato al diciottesimo piano dell’hotel Sofitel. Come abbiamo detto con Erika, dopo essere state nel Das Loft ogni altro locale ormai ci sembrerà inesorabilmente deludente: sopra di noi avevamo un soffitto cangiante, davanti un bel bicchiere di corposo vino austriaco (non so se fosse effettivamente corposo, ma sembra un buon aggettivo da associare al vino), e sotto di noi una vista mozzafiato e a perdita d’occhio su tutta Vienna (scusa Kant se ho storpiato le tue sagge parole).

Detta così, penserete sia un locale snob e altero, tuttavia l’atmosfera che si respirava era rilassata, stile pub: infatti eravamo circondate da avventori perlopiù in jeans e scarpe da ginnastica. I miei scarponcini da trekking non si sentivano affatto a disagio. Se invece state pensando che il conto sarà stato un po’ salato, beh non avete tutti i torti… comunque ce la siamo cavata con 15€ a testa (abbiamo anche preso dei paninetti pretenziosi) e un bottino di foto preziose per il nostro Instagram.

Giorno 3 – negozi in centro e visioni hipster

La mattina del terzo giorno abbiamo visto la Karlskirche, il cui stile scopiazza quello romano (la facciata si ispira alla chiesa di Sant’Agnese in Agone di Roma e le colonne ritorte alla Colonna Traiana). Si dice che dentro vi sia morto Vivaldi, quando in realtà è morto in un ospedale lì accanto, che falsoni questi viennesi. Sempre davanti alla chiesa troverete altri mercatini di Natale, dove mangiare/comprare regali.

Dopo abbiamo fatto un giro per il centro e la via principale di Vienna, la Kärntnerstraße con relativa Stephansplatz, dove abbiamo dato un’occhiata allo shop dell’Hotel Sacher (se volete comprare una torta come souvenir la versione meno costosa viene 27,90, mentre quella più costosa si aggira sui 50€) e ad alcuni negozi di vestiti che non si trovano in Italia, come Monki, Weekday, Forever 21.

Per pranzo abbiamo rincontrato l’amico di Erika che ci ha portato in un ristorante nella zona hipster di Vienna, situata nel distretto 7 (vi dico solo: farmacia omeopatica che a pranzo serve anche zuppe. A questo punto l’hipsterometro si stava rompendo). Nella stessa area, e precisamente a Spittelberg, ci sono anche i mercatini di Natale più autentici, peccato che quando siamo andate noi fossero chiusi. Per fortuna abbiamo pranzato comunque in un ottimo locale frequentato prevalentemente da viennesi, lo Steman. Gulash, cordon bleu, spatzle, tutto il buonissimo cibo tipico che potete immaginare vi sarà servito a un prezzo ridicolo.

Con la pancia piena e una vaga sonnolenza addosso abbiamo sfidato impavide la pioggia per andare alla Hundertwasser house (mi raccomando, sul navigatore scrivete proprio così altrimenti vi indirizza al museo), un complesso condominiale dalla natura eccentrica ed ecologica. Nell’omonimo caffè ho comprato come souvenir una mini-sacher contenuta in un assurdo e adorabile barattolo sottovuoto (ho anche visto veleggiare in giro delle fette di sacher non sottovuoto dall’aspetto molto promettente) e ho mangiato un pretzel da Strock, una catena di fornai di tutto rispetto, ottima per un spuntino veloce.

Subito dopo io ed Erika ci siamo dirette all’aeroporto, salutando Vienna ricolme di sentimenti cristiani come la gratitudine per il buon cibo ingerito e le cose interessanti rimirate, e allo stesso tempo piene di sentimenti non molto cristiani rivolti al gelo viennese: ma Vienna, dopotutto, val bene una visita, nonostante il freddo.